sabato , 27 luglio 2024
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Il metronomo

metronomoMetronomo digitale (sulla sinistra) e metronomo meccanico a molla (sulla destra)

Il metronomo viene usato in musica  per misurare il tempo sottolineando perciò la scansione ritmica.
I numeri di metronomo sono siglati MM, cioè Metronomo Mälzel, o più correttamente BPMBeats Per Minute (Battiti Per Minuto). Viene usato sia come strumento di misurazione della velocità del tempo musicale, ma soprattutto come sussidio allo studio di un brano musicale, consentendo a chi sta studiando di avere il supporto di un ritmo costante che evitare di studiare erroneamente passaggi rallentati o accelerati.
I valori indicati  comunemente da 40 a 208 (battiti per minuto) Solo alcuni metronomi elettronici o software permettono l’utilizzazione di qualsiasi valore numerico…

La possibilità di indicare la velocità di esecuzione di un brano riferendosi a dei parametri sufficientemente precisi e replicabili è sempre stata una necessità vitale per il musicista dall’avvento della musica mensurale. Nel XV e XVI secolo (ma la pratica è in uso fino al settecento inoltrato) era utilizzato il tactus, basato principalmente sull’auscultazione del battito del polso, e da questa pulsazione di base partiva un sistema di proporzioni su cui si basavano tutti i tempi dell’esecuzione musicale. Tuttavia il tempo del battito cardiaco non è standard e tale sistema di misurazione era estremamente approssimativo.

Vari esperimenti partiti dall’osservazione del pendolo, a partire da Galileo Galilei, portaronoJohann Nepomuk Mälzel nel 1816 a brevettare lo strumento, modificandolo per ottenere un battito anche sonoro e non solo visivo (come è per un pendolo). Tuttavia l’orologiaio olandese Winkel  che aveva di fatto rielaborato nella sua forma definitiva a doppio pendolo e quindi va considerato il vero inventore del metronomo moderno, fece causa a Mälzel e la vinse, nonostante questo Mälzel continuò a godere sia della fama che dei benefici economici dell’invenzione non sua, tanto che Beethoven dedicò nel 1812 a Mälzel come inventore del metronomo il Canone a 4 voci “Ta ta ta ta” (WoO 162 – edito in Beethoven Werke S. 23, n. 256, 2), basato sul tema del 2º movimento (Allegretto scherzando) dell’ottava Sinfonia.

Ludwig van Beethoven fu il primo compositore che usò il metronomo nell’indicazione di tempo per le proprie opere (e comunque solo in 25 composizioni su oltre 400 lavori musicali composti)

Ma da Beethoven in poi, il numero di metronomo diventa un elemento sempre più usato nella scrittura musicale, fino al caso estremo che in molte composizioni del novecento vengono spesso a scomparire le tradizionali indicazioni di tempo (Adagio, Allegro, ecc.) per sostituirle con i numeri (es. ♪ = 72). Perfino la musica del passato precedente all’invenzione dell’apparecchio viene metronomizzata dai revisori per motivi pratici e didattici.

L’uso del metronomo diventa molto utile anche nella didattica dello strumento; un passaggio veloce viene studiato a partire da un tempo più lento e, in seguito si aumenta di una tacca per volta fino ad arrivare al tempo di esecuzione; soprattutto nella musica romantica, tutta piena di cambiamenti arbitrari di tempo (rallentandi, rubati, ecc.) studiare un passaggio rigorosamente a tempo per garantirne la correttezza ritmica interna diviene un elemento importante dello studio.

Il metronomo è nato come uno strumento di misura della pulsazione ritmica e, ovviamente, continua ad esserlo. Tuttavia il suo ticchettio è stato impiegato più volte anche come strumento musicale. L’uso più famoso è quello di György Ligeti che nel 1962 composePoème Symphonique for 100 metronomes. Tuttavia ci sono stati altri usi celebri del metronomo per creare un ticchettio leggero e continuo, senza l’uso di strumenti a percussione, come per esempio nel tema di addio del Cheyenne, dalla colonna sonora di C’era una volta il West di Ennio Morricone, dove il ticchettio è deliberatamente rallentato e distorto per ottenere l’effetto drammatico desiderato.

 

(Credits: foto James F. Perry)

Chiara Pisati

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