I nomi delle note in uso nei paesi di lingua latina, come l’Italia, la Francia e la Spagna sono legati ad un’invenzione del monaco Guido d’Arezzo (995-1050). Guido era un insegnante e cercava un modo che rendesse più semplice ai suoi allievi l’apprendimento di nuove melodie. Osservò che le prime sillabe dei primi sei versetti di un inno in onore di san Giovanni, molto conosciuto a quell’epoca, avevano una caratteristica che sembrava fatta su misura per lui. La nota corrispondente alla prima sillaba di ogni versetto saliva di un grado rispetto alla precedente. Queste sei note formavano una scala ascendente, l’esacordo. Questa scala era proprio lo strumento di cui Guido aveva bisogno per insegnare, per cui Guido pensò di utilizzare le prime sillabe dell’inno per indicare le sei note dell’esacordo:
L’esacordo era un sistema che si prestava bene per l’insegnamento della musica dell’epoca di Guido. Solo più tardi, con il maturare di una diversa sensibilità armonica, si sentì l’esigenza di distinguere dagli altri suoni la settima nota, il Si. Il nome Si fu stabilito dal teorico Giuseppe Zarlino nel Cinquecento che unì in esso le iniziali del settimo versetto dell’inno: Sancte Johannes. Nel corso del Seicento il nome Ut venne sostituito con il nome Do, seguendo una proposta di Giovan Battista Doni. Il nome Ut fu invece conservato in Francia.