venerdì , 29 marzo 2024
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Il carillon

CarillonCarillon esposto al Centre International de la Mécanique d’Art

 

Il carillon è un simpatico strumento musicale automatico che produce musica facendo vibrare, con delle punte poste su un cilindro o su un disco rotante, lamelle di acciaio disposte a pettine. Alcuni di questi hanno inoltre dei piccoli piatti a percussione o dei campanelli (sempre meccanici). Questi strumenti hanno generalmente dimensioni molto ridotte, ma alcuni esemplari raggiungono le misure di un grosso mobile d’arredamento.

Il suo nome deriva dal francese, anche se in Francia non lo chiamano così, ma boîte à musique (Scatola musicale). Il termine carillon, designa fin dal Medioevo un insieme di campane che possono essere suonate con una tastiera e i tasti sono colpiti con i pugni, tasti che sono connessi mediante funi ai martelli che colpiscono le campane. Fin dal VII secolo insiemi di campane erano collocati nei campanili delle chiese maggiori e nelle torri civiche; l’impulso maggiore allo sviluppo dello strumento si ebbe intorno al XV secolo, quando furono molto in voga in Olanda ed in Belgio. Tra i carillon più celebri si annoverano quelli dei beffrois (torri campanarie) di Bruges, di Malines e di Douai.

Già nel XVI secolo, i carillon delle torri campanarie erano talvolta dotati di un meccanismo automatico a cilindro, collegato all’orologio della torre. Nel corso del XVII secolo, inoltre, erano di moda diversi altri strumenti musicali automatici (in particolare organi a canne) in cui il brano musicale era codificato in un cilindro di legno rotante, con punte sporgenti che mediante un sistema di leve facevano suonare le varie note.

carillonCarillon a 6 cilindri intercambiabili presso il Musée Baud

Il 15 febbraio 1796 l’orologiaio ginevrino Antoine Favre brevettò, con la denominazione «carillon sans timbre ni marteau» (“carillon senza campane né martelli”), un meccanismo in miniatura simile a quello dei carillon di campane, che faceva suonare una serie di lamelle accordate. Da ciò deriva l’uso italiano di chiamare carillon questo strumento, che a partire dai primi anni del XIX secolo fu prodotto per essere collocato in oggetti con destinazioni diverse: in particolare orologi (da parete o da tasca) e tabacchiere. Successivamente vennero prodotti strumenti più grandi, destinati ad un uso autonomo, racchiusi in scatole più o meno decorate. Queste, oltre a fare da contenitore per lo strumento, avevano soprattutto la funzione di cassa di risonanza per amplificare il suono delle lamelle: ecco perché sia nei paesi francofoni che in quelli anglofoni si chiamano ‘scatole musicali’ (boîtes à musique – music box). La popolarità delle grandi boîtes à musique come strumenti di riproduzione musicale declinò alla fine del XIX con l’avvento del fonografo e soprattutto del grammofono.

Alcune note tecniche:

  • La rotazione del cilindro può essere prodotta da una manovella – la quale va fatta ruotare in un senso predefinito e ad una velocità mantenuta costante – oppure da una molla a spirale che va caricata tramite una chiave.
  • Per mantenere costante la velocità di rotazione nei carillon a molla è impiegato un regolatore a palette. Questo, per effetto della resistenza dell’aria, ruota con una velocità proporzionale alla forza esercitata dalla molla, che resta sostanzialmente costante fino all’esaurimento della carica: lo stesso sistema era già impiegato nelle suonerie di campane, dove però la forza era esercitata da un peso anziché da una molla.
  • Il pettine di lamelle può avere da poche a decine di lamelle d’acciaio, ognuna delle quali, una volta messa in vibrazione, produce una differente nota a seconda della lunghezza e dello spessore. La scala del carillon può essere diatonica o cromatica.
  • Il cilindro invece rappresenta la “memoria” del carillon su cui è registrata la sequenza da riprodurre. La durata del brano che può essere riprodotta è limitata dalla circonferenza del cilindro: dopo un giro del cilindro la frase musicale ricomincia dall’inizio. I carillon più grandi possono essere dotati di cilindri intercambiabili.

(Credits: foto1/2 Rama; video 23carillon)

Chiara Pisati

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