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I Pianeti: quando la passione per l’astronomia si unisce alla musica

I pianeti, HolstI pianeti op. 32 (The Planets) è una suite orchestrale in sette movimenti, scritta dal compositore inglese Gustav Holst fra il 1914 e il 1916 ed eseguito per la prima volta il 10 ottobre 1918

Richiede un organico particolare, molto ampio, influenzato molto probabilmente da alcune composizioni di Gustav Mahler (Sinfonia n. 6) e Arnold Schoenberg (5 pezzi per orchestra).

L’opera è scritta per grande orchestra: 4 flauti (terzo con obbligo di ottavino e quarto flauto contralto), 3 oboi (terzo oboe basso), corno inglese, 3 clarinetti in La e Si bemolle, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, 6 corni in Fa, 4 trombe in Do, 3 tromboni, tuba tenore in Si bemolle (o eufonio), basso tuba, timpani, xilofono, percussioni, celesta, organo, 2 arpe e archi.

Per Nettuno, il mistico sono richiesti 2 cori femminili a tre voci, posti in uno spazio adiacente ma nascosto al pubblico.

Il primo dei sette brani della suite è Mars, The Bringer of War (Marte, il portatore di guerra), ispirato al carattere battagliero del dio della guerra nella mitologia classica. È un brano imponente dal ritmo di 5/4 (che nel finale cambia in 5/2 e in 3/4) e dalle forti dissonanze; fu definito “il più feroce pezzo di musica di tutti i tempi” ed evoca una scena di battaglia di immense proporzioni. È il brano più famoso, citato e imitato di Holst.

Il secondo è Venus, The Bringer of Peace (Venere, la portatrice di pace), brano pacato, sereno e dolcemente evocativo, ispirato alla figura dell’antica dea e dall’apparenza di luminosa placidità del pianeta (Venere è il pianeta più luminoso del cielo).

Mercury, The Winged Messenger (Mercurio, il messaggero alato) è uno scherzo veloce, leggero, scintillante nell’orchestrazione e nell’uso di armonie esotiche. Probabilmente l’idea di velocità fu ispirata anche dal fatto che il pianeta Mercurio ruota molto velocemente intorno al sole (88 giorni).

Jupiter, The Bringer Of Jollity (Giove, il portatore di gioia), brano di larga popolarità, alterna momenti di grande allegria e scoppiettante giovialità a momenti (nella sezione centrale) di epica, cantabile solennità. L’inciso centrale fu infatti rielaborato successivamente da Holst in un inno («I Vow to Thee, My Country»), molto popolare in Inghilterra ed usato spesso in occasioni solenni.

Il brano dedicato a Saturno, Saturn, The Bringer Of Old Age (Saturno, il portatore della vecchiaia), che inizia con una regolare e lugubre scansione ritmica, come il ticchettio di un orologio, che accompagna poi l’intero brano, rappresenta l’ineluttabilità del cammino della vita e rivela sia la dignità sia la fragilità della vecchiaia. È il brano più originale della serie e Holst lo predilesse tra tutti.

Uranus, The Magician (Urano, il mago) è un brano dall’incedere frenetico e grottesco, caratterizzato da una crescente vitalità che sfocia in un pianissimo finale, chiaramente un omaggio ad un altro celebre scherzo sinfonico, ‘L’Apprendista Stregone di Paul Dukas.

Neptune, The Mystic (Nettuno, il mistico), che rappresenta il remoto e misterioso (all’epoca) pianeta Nettuno, è un brano misterioso ed evocativo di remoti mondi alieni, privo di un tema ben definito, un’eterea alternanza di due accordi minori a distanza di una terza minore, che nella parte finale viene arricchito da un coro femminile dietro le quinte.

All’epoca della composizione della suite, Plutone non era ancora stato scoperto, manca la Terra, la quale avrà un movimento postumo dedicato ad essa e composto nel 2009: si intitola Gaia, the giver of life (Gaia, la donatrice di vita), è stato composto dall’astronomo Randall Meyers dietro commissione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma ed ha avuto la sua prima esecuzione assoluta il 30 gennaio 2010 dall’orchestra sinfonica dell’Accademia.

Holst ha personalmente trascritto l’intera suite per due pianoforti, nonché Jupiter e Mars per orchestra di fiati.

(Credits: foto HeNRyKus; video IlaryRhineKlange)

Chiara Pisati

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