sabato , 27 luglio 2024
Home » Capire la musica » Saper leggere la musica serve davvero?

Saper leggere la musica serve davvero?

solfeggioLa parola solfeggio evoca da tempo immemorabile un senso di noia e fastidio, per cui la domanda “si può imparare a suonare uno strumento musicale senza saper leggere la musica?” è sempre pronta a balzar fuori dal suo angolino.

La risposta a questa domanda è “sì”. E’ possibile suonare uno strumento anche senza saper leggere la musica. Tutti noi (o quasi :-) ) ne siamo una prova: siamo infatti quasi tutti in grado di ripetere, cantando più o meno bene, una melodia che abbiamo ascoltato, anche se non siamo capaci di leggere nemmeno una nota. Certo, tra fare questo e cantareesiste una sostanziale differenza, ma la sostanza non cambia ed è piuttosto significativa. Come posso ripetere una melodia cantando posso anche ripeterla suonando, sempre che io sappia come tirar fuori i suoni giusti dal mio strumento. Se non ci accontentiamo di questo esempio potremmo pensare anche ai numerosi suonatori popolari, oggi meno diffusi di un tempo, ma che spesso vantavano capacità musicali notevoli ed erano completamente analfamusici, come ama definirli un mio caro amico. Oppure potremmo pensare a grandi musicisti blues o jazz, che avevano e hanno  la musica nella testa, nel cuore e nelle mani, con un livello di consapevolezza che non ha nulla a che fare con la sola capacità di lettura.
Quindi possiamo fare a meno di studiare la teoria e il solfeggio (dai, per favore, chiamiamolo “lettura musicale”)? Io credo decisamente di no. E ti spiego subito perché. La conoscenza della teoria musicale e la capacità di leggere uno spartito sono uno strumento formidabile. Innanzitutto permettono a chiunque di entrare nel favoloso mondo dei suoni. Tutti noi abbiamo imparato a leggere, scrivere, contare e tutte queste attività possono più o meno piacerci. Qualcuno è più bravo, qualcuno meno, ma tutti abbiamo raggiunto una padronanza dignitosa di queste abilità. La musica, almeno in partenza, non fa alcuna differenza. Poi scopriremo che una cosa ci riesce meglio di un’altra, che magari lo strumento che desideravamo suonare non è il più adatto a noi, oppure che preferiremmo affrontare un repertorio diverso. Però tutti possiamo provare e imparare qualcosa. E si comincia sempre così.
La conoscenza della teoria e una buona capacità di lettura ci rendono anche autonomi e più rapidi nell’apprendimento di nuovi brani, liberandoci dal bisogno di imitare qualcuno (cosa che sarebbe peraltro abbastanza complessa per alcuni strumenti o per un determinato tipo di repertorio: io non so se saprei imparare per imitazione una fuga a quattro voci di Bach) e ci permettono di parlare un linguaggio condiviso dagli altri musicisti, cosa estremamente importante soprattutto quando si suona in un gruppo.
Non credo che si possa stabilire una gerarchia tra le varie abilità richieste ad un musicista: conoscenza teorica, capacità di lettura, padronanza tecnica dello strumento, capacità di ascolto e di imitazione, capacità di improvvisare, conoscenza del proprio genere musicale, della letteratura del proprio strumento. Sono tutte abilità che concorrono a formare il musicista e, molto spesso, esse assumono maggiore o minore importanza a seconda della strada che il musicista sceglie di percorrere. Penso ad esempio che un pianista classico avverta maggiormente la necessità di una tecnica solida e raffinata e debba essere molto preparato dal punto di vista storico per poter eseguire il proprio repertorio, mentre potrebbe giudicare trascurabile la pratica dell’improvvisazione. Completamente diverse sono le esigenze di un pianista jazz, che a fronte di una tecnica magari meno “accademica”, è di fatto un compositore estemporaneo e deve quindi disporre, oltre che di ottime doti di ascolto, della capacità di maneggiare molto velocemente e in modo sempre creativo il materiale musicale a sua disposizione.
Quale che sia la strada che ciascuno desidera percorrere una buona conoscenza della teoria e una buona capacità di lettura vi ripagheranno continuamente dell’impegno iniziale. E allora perché non cominciare subito? Io ho imparato a leggere la musica da autodidatta, perché volevo disperatamente imparare a suonare ma i miei genitori all’epoca non erano dell’idea di farmi seguire delle lezioni. Ricordo che mi ero fatta comprare da mia madre un fascicolo (sì, era proprio un solo fascicolo, una minuscola pubblicazione per bambini) e con l’aiuto di quel libretto ho imparato a riconoscere il valore delle note e a leggere una melodia in chiave di violino. Beh, vi garantisco che non è stato per nulla complicato e che non l’ho trovato per nulla noioso. Forse perché il mio desiderio di suonare era davvero molto forte. Certo, imparare da autodidatti ha anche dei limiti, ma ne parleremo nella prossima puntata.
(photocredits: msomustek)

Inserisci un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Required fields are marked *

*