Nel post Guido Monaco e i nomi delle note ti ho raccontato che per Guido i nomi Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La non indicavano l’altezza assoluta di un suono, ma la sua posizione all’interno della scala. Per capire questa differenza è necessario sapere che cosa si intende con altezza assoluta di un suono e con posizione all’interno di una scala.
Sicuramente avrai notato che ogni suono ha caratteristiche particolare che lo distinguono dagli altri suoni. Una di queste caratteristiche è l’altezza, ovvero il fatto che un suono sia più alto (acuto) o più basso (grave) rispetto a un altro suono. L’altezza dei suoni è legata a un fenomeno fisico chiamato frequenza. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come si genera un suono. Il suono è il risultato della sensazione prodotta dalla vibrazione di un corpo elastico nell’aria. Quando un corpo elastico vibra, la sua vibrazione produce uno spostamento delle molecole d’aria e questo spostamento si propaga nello spazio. Quando le molecole in movimento entrano a contatto con il nostro timpano, la vibrazione viene decodificata e riconosciuta come suono. Questa vibrazione può avvenire ad una velocità o con un’ampiezza diversa. Il numero di vibrazioni del corpo elastico che avvengono nell’arco di un minuto secondo si chiama frequenza e, tanto più alta è la frequenza, tanto più acuto è il suono che percepiamo. Viceversa, se la frequenza diminuisce il suono diviene più grave. Ogni suono e di conseguenza ogni nota musicale corrisponde quindi ad una frequenza precisa, misurata in Herz e questa frequenza determina la sua altezza assoluta.
Vediamo invece che cosa aveva in mente il nostro Guido. All’interno di un discorso musicale i suoni non sono utilizzati a caso, ma la scelta di un suono piuttosto di un altro è legata alle intenzioni del compositore e ai codici che intende utilizzare. La scala musicale è uno di questi codici e può essere definita come un sistema chiuso di suoni, una selezione di suoni all’interno di tutti i suoni possibili (in modo simile a ciò che accade nelle lingue: i suoni possibili sono molti, ma ogni sistema linguistico ne adotta alcuni e non altri, ne rende significativi alcuni e non altri). La scala è un sistema ordinato, in cui i suoni sono in relazione tra loro. Ciascuno di essi occupa un posto preciso all’interno della scala, chiamato grado. Le scale più in uso nella musica occidentale sono composte da sette gradi successivi, indicati dal rispettivo numero ordinale: I-II-III-IV-V-VI-VII. L’ottavo grado è la ripetizione del primo un’ottava sopra (ma questo lo vedremo nella prossima puntata). Una volta fissata la struttura della scala essa può essere riprodotta a partire da qualsiasi suono e al suo interno i diversi gradi si troveranno nella stessa posizione relativa che avevano nella scala “modello” da cui siamo partiti. E’ proprio questa posizione quella che interessava a Guido: il nome Ut indicava per lui il primo grado della scala, il nome Re il secondo e così via, indipendentemente dall’altezza assoluta della nota.
(CRedits: video haudparcerevictis)